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Yoga : tra estetica ed essenza

Aggiornamento: 20 ago 2023










Yoga: tra estetica ed essenza

di Cristiana Papa


Qualche giorno fa ho conosciuto una donna austriaca di una cinquantina di anni che mi ha detto di esser qui a Salerno per vivere temporaneamente in un luogo diverso. Abbiamo cominciato a parlare e mi ha raccontato delle sue esperienze di vita, esperienze dalle quali, implicitamente, emergeva che grazie ai suoi viaggi aveva messo a confronto culture diverse e che l’incontro con queste varietà, aveva nutrito e reso creativo il suo essere, ampliando il suo modo di vedere le cose.

Ad un certo punto mi ha chiesto di cosa mi occupassi e quando le ho risposto che pratico e insegno Yoga, istantaneamente e con decisione, mi ha detto che lo Yoga non faceva assolutamente per lei, che più volte aveva provato ma che aveva capito di non amare gli “orientalismi” . perchè fondamentalmente si sentiva occidentale e che quindi percepiva lo Yoga come qualcosa di estraneo, che non le piacevano gli incensi, le statuette, le stoffe indiane, etc....insomma, lo sentiva molto lontano da sé.


Sorge in me, immediatamente una domanda: Come può lo Yoga, una disciplina che aiuta a riscoprire se stessi, trasmettere un idea di allontanamento da sé?


In realtà quest’incontro ha confermato ciò che penso da tempo. Osservando la "corrente dello Yoga" degli ultimi anni mi pare evidente che "l'idea" di fondo che viene veicolata ha a che fare con un'estetica dello Yoga che spesso con lo Yoga ha ben poco, a volte nulla, a che fare. Si potrebbe anche dire che gli strumenti dello Yoga siano stati scambiati per il fine. Il risultato è una gran confusione tra le persone che, nel migliore dei casi, cercano di districarsi tra le etichette dei vari "tipi" di Yoga, nel peggiore pensano che stare a testa in giù o avere qualche chilo di troppo li escluda a priori, allontanandoli dall'opportunità che questa disciplina potrebbe dare a loro stessi.


E’ anche vero che lo Yoga rispetto già ad una decina di anni fa si è diffuso molto più consistentemente. Da un lato è aumentata la richiesta e questo fa pensare ad una presa di coscienza delle persone sull’importanza del prendersi cura di sé. Dall’altro sono aumentate le proposte, velocizzate le formazioni degli insegnanti, spesso proposte addirittura come formazione al lavoro. Un tempo diventava insegnante chi maturava interiormente questo desiderio, dopo anni di pratica seria su di sé, per condividerne i benefici sperimentati e perché diveniva abbastanza sensibile al malessere altrui, avendo conosciuto il proprio, per prendersi l’impegno di guidare gli altri verso ciò che egli stesso aveva attraversato.


E' con spirito di tutela, proprio di chi desidera proteggere ciò a cui tiene, che tenterò, qui di seguito, di esprimere l'essenza dello Yoga, perchè la disinformazione di massa rende vana la disciplina stessa, la sua storia, vana l’esperienza dei maestri che ne hanno lasciato traccia, vano il lavoro di quelli che onestamente perseguono questa via e lontano l’accesso a chiunque ne potrebbe beneficare, ostacolato dall’immagine che ne viene data.


Proverò, consapevole della parzialità di questo esposto e per quanto è possibile attraverso l’uso della parola, a spiegare con semplicità e concretezza l’essenza della pratica dello Yoga, attingendo dalla mia esperienza personale di praticante e insegnante.

Eviterò volontariamente termini sanscriti propri della filosofia dello Yoga, non perché non abbiano senso ma perché essi fanno spesso da diaframma ad una più chiara comprensione; acquisiscono invece realmente significato, quando trovano applicazione concreta nella vita quotidiana e personale di chi pratica. E la vita quotidiana è fatta di cose semplici, seppur straordinarie, a volte molto complicate, comuni a tutte le persone e per questo se ne può parlare attraverso un linguaggio comune.


  • Innanzitutto lo yoga è un'esperienza aperta a tutti perché Yoga è conoscere, perfezionare e realizzare se stessi, così come si è, diritto di nascita di ogni essere umano, nel sistema e nella cultura di cui si è parte e nella religione in cui ci si riconosce.

Partendo da questo presupposto è chiaro che pur essendo per tutti, non può esser praticato da tutti allo stesso modo, soprattutto quando si è in presenza di disagi di un certo rilievo. Cosa che accade sempre più spesso negli ultimi anni. Escludendo quei casi in cui tali problematiche esigono un intervento individuale, nello yoga in gruppo vale sempre il principio che ogni persona è diversa dall’altra ed avrà bisogno di un lavoro specifico, seppur facendo parte del gruppo. E’ fondamentale quindi l’intenzione e l’attitudine interna al di là della pratica formale. Da dove viene la consapevolezza dell’attitudine interna? Per cominciare, dalla persona che ne fa esperienza. Ma solitamente la persona che viene a praticare non sa come porsi rispetto all’esperienza. Quindi è compito di chi insegna dare indicazioni su come porsi rispetto a sé stessa. Il compito dell’insegnante quindi non è solo quello di proporre sequenze di esercizi, ma, loro tramite, indicare come e su cosa veicolare l’attenzione per riconoscere in maniere discriminata e non identificata, i processi interiori che si innescano, da quelli più grossolani e quindi fisici a quelli più sottili, come attitudini, reazioni, emozioni, pensieri. Il che vuol dire dare strumenti per sviluppare consapevolezza. Continuando poi, è dalla relazione studente/insegnate, da ciò che la persona esprime aver sperimentato e dall’osservazione dell’insegnante dello studente, che si fondano le basi per procedere al lavoro individuale, seppur nel gruppo.

La pratica quindi ha uno scopo e una direzione globale più grande e a lungo termine, nel quale, attraverso le singole esperienze avviene un percorso di conoscenza graduale indispensabile a cogliere gli elementi necessari, a livello individuale, per procedere.

Quindi lo Yoga è caratterizzato da 2 aspetti: uno, secondo il quale l’esperienza deve passare attraverso determinate fasi, uguali per tutti perché proprie dell’evoluzione umana, al di là dello yoga in sé; l’altro è che tale processo, le sue modalità e i suoi tempi sono differenti persona per persona, e ciò che può servire ad uno può essere estremamente inutile o controproducente per un altro.


  • Yoga è favorire il benessere di tutti i piani dell'esistenza.

Questo “benessere” non è “ideale”, non si rifà ad un qualcosa a cui aderire, da imitare, a quell’immagine dell’asàna (posizione corporea) da raggiungere ma, seppur seguendo dei principi guida per tutti, è fondamentalmente individuale e può essere scoperto solo attraverso il percorso interiore nell’esperienza di pratica. A livello individuale, ognuno a proprio modo, può raggiungere il massimo del benessere fisico ed emotivo, il massimo della vitalità e della chiarezza mentale per avere un “sistema” equilibrato che funziona al massimo delle sue potenzialità. Il che non coincide col saper fare acrobazie col corpo altrimenti i circensi sarebbero tutti degli illuminati.


  • Yoga è favorire il naturale processo di sviluppo di sé, partecipando consapevolmente al suo divenire.

Tutti noi essere umani sviluppiamo nel tempo, sin da piccoli in relazione all’ambiente familiare, culturale e sociale, dei modi particolari di percepire noi stessi e gli altri, di provare più o meno determinate emozioni, di vedere e pensare in un certo modo. Questi schemi, che prendono forma visibile nella struttura corporea, si ripetono nel tempo sempre uguali, rinforzandosi, ed è ciò che più comunemente viene chiamato “carattere” o “io”. In base a questo nella vita prendono forma comportamenti e si fanno scelte. Spesso ci si ritrova a vivere una vita insoddisfacente, sofferente, proprio perché, chiusi sempre nello stesso inconsapevole modo di funzionare non si vedono altre strade, che ci condurrebbero ad una vita più piena. A volte si intuisce che si sta vivendo una vita che non è la propria e che non piace; che non utilizza appieno le capacità proprie di chi la vive. Quasi sempre non si viene a conoscenza di altre parti di sé che ci sono comunque, ma che sono paralizzate, anestetizzate perché mai utilizzate. Con la pratica corporea il risveglio di tali parti avviene concretamente attraverso e ad iniziare dal corpo e dalla sua percezione. Quando cambia il corpo e la sua percezione, cambia anche lo stato di vitalità, di emotività e le sfaccettature del pensiero. La possibilità è di attivare e sperimentare altre parti di se, di uscir fuori dai consueti circuiti limitanti e divenire consapevoli, meno condizionati e maggiormente attrezzati per cogliere ciò che la vita offre e scegliere ciò che si vuole.


  • Yoga è conoscere il proprio consueto funzionamento emotivo e mentale attraverso la pratica corporea, riconoscendo attraverso l’esperienza personale e diretta, la connessione di questo funzionamento unitario di corpo, emozioni e mente.

Lo yoga non è assumere un asana (posizione = strumento) ma è la consapevolezza dei processi interiori che si attivano e della loro connessione, mentre la si assume. Per sviluppare questa consapevolezza l’asana, così come le altre tecniche, sono gli strumenti che bisogna imparare a padroneggiare.


  • Yoga è scoprire che al proprio interno, al di là del funzionamento consueto, vi sono qualità e potenzialità prima non conosciute e quindi non utilizzate; e attraverso questa esperienza scoprire un nuovo modo di guardare se stessi, gli altri e la vita.


  • Yoga è portare al massimo livello di benessere tutto il proprio sistema corpo-emozioni-mente-spirito per chiedersi, da quel livello, che direzione voler dare alla propria vita.

Quando si sta “male”, a qualunque livello, si è in qualche modo rivolti a risolvere quel malessere senza vedere e potersi occupare di altro. Quando si raggiunge uno stato di benessere fisico, emotivo e mentale e la consapevolezza ci dà la possibilità di guardare noi stessi e la vita a più ampio raggio, solo allora, con una diminuzione di ostacoli interni ci si può realmente chiedere quali sono le priorità nella propria vita; per cosa valga la pena vivere; cosa si vuole veramente e provare a realizzarlo. Solo quando non si è più “intossicati” fisicamente, emotivamente e mentalmente. Altrimenti tutto ciò che ci motiva è in funzione dei nostri limiti. Quest'approccio non è scontato. A volte succede che chi pratica yoga utilizza le potenzialità acquisite nella direzione sbagliata e cioè quella di rinforzare le proprie abitudini distruttive. Non parlo di abitudini come il mangiare o il fumare, ecc... ma di quelle attitudini interne profonde che guidano la nostra vita, le nostre relazioni, le nostre scelte, il nostro essere al mondo. Per non cadere in questo rischio è importante avere un gruppo di riferimento e un'insegnante con cui confrontarsi. E' nella continuità di questo relazionarsi qualificato che può schiarisi il proprio procedere. Solo quando si scopre di poter star veramente bene e che si ha più “potere” di quanto normalmente si crede di avere, è possibile dare una direzione alla propria vita. Ciò che comunemente viene chiamato “risveglio” può essere la condizione di base dalla quale chiedersi cosa si vuole veramente e dedicarci la vita.


  • Yoga è conoscere, trascendere e dirigere il proprio ego, invece che essere suoi schiavi. E’ quindi libertà perché la possibilità è di vedere la realtà di sè in un dato momento e di scegliere il proprio agire piuttosto che essere guidati dalle reazioni in tutela dei limiti dell’ego, dei propri condizionamenti, della paura. L’ego può essere invece utilizzato in virtù di scopi più evoluti.


  • Lo yoga è la vita; è un sistema attraverso il quale riconoscere le dinamiche della vita, da quelle più personali a quelle più universali, scoprendone la connessione.


  • Yoga è dimorare stabili ed equilibrati in uno spazio interno, in cui le vicissitudini della vita, anche quelle più consistenti e dolorose, ci attraversano a volte anche scuotendoci, ma senza sradicarci. Questo spazio, difficile da descrivere con parole, è reale; è frutto della continuità dell'esperienza; è la capacità concreta di stare in contatto con se stessi e con l'ambiente senza scappare in situazioni ad altissima intensità, rilassati nel corpo, lucidi nella mente, non identificati nei fenomeni dell'esperienza, accoglienti e fiduciosi nell'animo.


  • Yoga è sentire la vitalità delle emozioni e lo scorrere della vita attraversarci senza esserne dominati.


  • Yoga è sviluppo della coscienza; quella facoltà interiore che ci connette con un'ampiezza tale da non identificarci con i fenomeni di cui facciamo esperienza e allo stesso tempo di vederli più in profondità, con chiarezza per quello che sono, andandone alla radice.


  • Yoga è rintracciare costantemente l’essenzialità nella complessità. Il durevole dal transitorio; il fondamentale dal superfluo.


  • Yoga è approfondire e armonizzare le proprie relazioni con gli altri attraverso la conoscenza di sè e del proprio funzionamento e comportamento. Questa possibilità si apre progressivamente quando si è capaci di differenziarsi, cioè di essere consapevoli di noi stessi, di ciò che ci riguarda differenziandolo da ciò che viene e riguarda l'altro. Questa consapevolezza del "chi sono io" ci da la possibilità di vedere più chiaramente l'altro, di apprezzarlo nelle sue diversità, di sentire cosa provoca dentro noi stessi e, al di la di questo seppur fosse un contatto spiacevole, sentirne una vicinanza ed empatia nell'umanità più che nel "carattere".




  • Yoga è ampliamento costante della coscienza: attraverso l’esperienza percettiva diretta della relazione che vi è nel proprio sistema corpo-emozione-mente-coscienza, la consapevolezza può espandersi alla relazione tra se e gli altri; tra il proprio sistema interno e quello degli altri; tra i vari sistemi individuali e il sistema sociale/culturale; tra il sistema socio-culturale e quello della natura/universale e tra se, il mondo e l'Assoluto, Dio, o comunque lo si voglia chiamare. La coscienza che connette il piccolo con il grande, l’insieme, il Tutto.








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