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Sulla Meditazione: perché è importante conoscere sé stessi

Aggiornamento: 17 ago 2023


Meditazione e conoscenza di sé - Salerno

Frammenti da

“Cosa farete della vostra vita?

Di J. Krishnamurti


Introduzione


Il modo in cui entriamo in relazione con il nostro cervello, gli uni con gli altri, con i nostri averi, con i soldi, con il lavoro, con il sesso, tutti questi rapporti immediati creano la società. Il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri, moltiplicato per sei miliardi, plasma il mondo. L’insieme di tutti i nostri pregiudizi, delle nostre separate solitudini messe insieme, ogni cupida ambizione, ogni brama fisica o emotiva, tutta la rabbia e la tristezza in ognuno di noi … questo è il mondo.

Il mondo non è diverso da noi: il mondo siamo noi. Perciò è semplice: se cambiamo noi stessi, cambiamo il mondo.

(…)

Non ci viene insegnato che la causa del dolore non è la vita stessa, bensì le nostre reazioni a quel che ci accade.

(…)

Se ci limitiamo a rifuggire l’angoscia e il disorientamento attraverso droghe, divertimento, sesso, impegni, il dolore rimane lì, aggravato dallo sfinimento e dalla dipendenza.

(…)

Dobbiamo imparare a capire il sé per comprendere che esso è la fonte dei nostri problemi. E questo non per essere egocentrici ma per dare ascolto ai pensieri, alle sensazioni, alle attività del sé, al suo condizionamento biologico e personale, di genere e culturale:

in ciò consiste la meditazione.

(…)


___________________________________________________________




Che cosa siete?

(…) se non capiamo come funziona la mente non possiamo cogliere e risolvere i complessi problemi della vita. Questa comprensione non può venire dai libri; … E’ nel processo stesso di comprensione della nostra mente che lo smarrimento che ognuno di noi affronta nella vita può forse essere capito e superato.

(…)

Se non capiamo la mente per il modo in cui funziona in ognuno di noi, qualsiasi problema che ci troveremo di fronte diventerà più ingarbugliato e sconvolgente.

(…) ?

Se riusciamo a osservare le dinamiche della nostra mente, allora forse saremo in grado di far fronte ai problemi della vita che ci affliggono.

La mente è composta da conscio e inconscio. Se non vi piacciono queste due parole, possiamo usare i termini ‘superficiale’ e ‘nascosto’: le parti superficiali e gli strati più profondi della mente. L’insieme di conscio e inconscio, di superficiale e nascosto, la totalità della nostra mente – della piccola parte di cui siamo consapevoli e del resto, la maggior parte, di cui non siamo consapevoli – è ciò che chiamiamo ‘coscienza’. Questa coscienza è tempo, è il prodotto di secoli di imprese dell’uomo.

Fin da bambini ci fanno credere a determinate idee, siamo condizionati dai dogmi, credenze, teorie. Ognuno di noi subisce diverse influenze e da esse, da quei condizionamenti limitati e inconsci, nascono i nostri pensieri (…). Il pensiero naturalmente ha origine dal bagaglio di memoria e tradizione, ed è con questo bagaglio di conscio e inconscio, di superficiale e nascosto, che affrontiamo la vita. La vita è sempre in movimento, mai statica. Invece le nostre menti sono statiche: sono condizionate, trattenute, legate al dogma, alla fede, all’esperienza, alla conoscenza. Con questa mente imprigionata, condizionata, così profondamente trattenuta, veniamo a contatto con la vita, che è in costante movimento. La vita, con i suoi problemi complessi e in rapido mutamento, non è mai immobile, e richiede di essere affrontata ogni giorno, ogni minuto, con spirito nuovo. Dal momento in cui incontriamo questa vita, si scatena quindi una lotta incessante tra la mente statica e condizionata e la vita in continuo movimento. È questo ciò che accade, vero?

Non solo esiste un conflitto tra la vita e la mente condizionata ma una mente così, nell’affrontare la vita, crea nuovi problemi. (…)

Il nostro problema, quindi, non è tanto come affrontare la vita, bensì come far sì che la mente riesca a liberarsi da tutti i suoi condizionamenti, i suoi dogmi e le sue credenze. Solo la mente libera può andare incontro alla vita, non la mente incatenata a un sistema, una fede o una conoscenza particolare. Non sarebbe perciò importante capire i meccanismi delle nostre menti, se ciò ci mettesse nelle condizioni di non creare ulteriori problemi, se riuscissimo a mettere fine alla tristezza e alla sofferenza?


(…)


La conoscenza di sé è un processo

Non è dunque necessario, affinché ognuno possa capire i propri innumerevoli problemi, che ci sia la conoscenza di sé? E questa autocoscienza, che è una delle cose più difficili da raggiungere, tuttavia non implica l’isolamento o il ritiro.

Ovviamente conoscere sé stessi è fondamentale; ma ciò non significa astenersi dalle relazioni. E sarebbe senz’altro un errore pensare che si possa giungere a una conoscenza di sé soddisfacente, piena, completa, attraverso l’isolamento, l’allontanamento, rivolgendosi a qualche prete o psicologo, o attraverso i libri. La conoscenza di sé è un processo, non un fine in sé, e per conoscersi bisogna conoscere sé stessi in azione, cioè in relazione con gli altri. Non è isolandosi o ritirandosi dalla vita che ci si scopre, ma nel rapporto con gli altri: nel rapporto con la società, con la propria moglie, il proprio marito, il proprio fratello, con l’essere umano. E scoprire come si reagisce, quali sono le proprie risposte, richiede una straordinaria vigilanza della mente, una percezione acuta.


Come voi siete così è il mondo

Che rapporto c’è tra voi e l’infelicità, il disorientamento fuori e dentro di voi? Sicuramente questa infelicità, questo smarrimento non sono spuntati da soli. Siamo noi ad averli creati, ... io e voi nella nostra relazione reciproca. Quello che siamo dentro lo proiettiamo al di fuori di noi, sul mondo; ciò che siamo, pensiamo e sentiamo, ciò che facciamo nelle nostre esistenze quotidiane è proiettato all’esterno e dà forma al mondo. Se dentro di noi siamo infelici, disorientati, confusi, per proiezione anche il mondo diventa tale, e così la società, perché la relazione tra voi e me, tra me e qualcun altro costituisce la società; la società è il prodotto delle nostre relazioni e se le nostre relazioni sono confuse, egocentriche, anguste, limitate, nazionali, proiettandole al di fuori di noi, portiamo caos nel mondo.

Come noi siamo, così è il mondo. Perciò i nostri problemi diventano quelli del mondo. È semplice, no? Nel nostro rapporto con l’uno e coi molti è come se trascurassimo ogni volta questo aspetto. Vogliamo provocare un cambiamento attraverso un sistema o attraverso una rivoluzione nelle idee e nei valori basati su un sistema, dimenticando che siamo io e voi che creiamo la società, che determiniamo l’ordine o la confusione a seconda del modo in cui viviamo. Quindi dobbiamo partire da vicino, preoccuparci della nostra esistenza quotidiana, dei nostri pensieri, sentimenti e azioni di ogni giorno, che si manifestano nel modo in cui ci guadagniamo da vivere e nel nostro rapporto con idee o credenze.


La vostra battaglia è la battaglia dell’umanità intera

Una rivoluzione totale, arricchente può aver luogo solo se io e voi percepiamo noi stessi come parte di un processo globale. Non siamo individui isolati (…) Non si può iniziare a cambiare il mondo senza capire se stessi. Quando capirete ciò, dentro di voi avrà immediatamente luogo una rivoluzione.

Poiché ci scopriamo di momento in momento nel rapporto con l’altro, la relazione ha un significato completamente diverso. La relazione diventa una rivelazione, un processo costante di scoperta di se stessi, e da questa scoperta di sé prende il via l’azione.

La conoscenza di sé può avvenire quindi solo attraverso la relazione, non attraverso l’isolamento. La relazione è azione e la conoscenza di sé è il risultato della consapevolezza in azione.

(…)

Penso quindi che la nostra ricerca non debba ambire a risolvere i nostri problemi immediati ma piuttosto a scoprire se la mente, ...possa essere messa da parte. (...)

Dobbiamo capire chiaramente che il nostro pensiero è una risposta della memoria e che la memoria è meccanicistica. (...) ogni pensiero... non è mai libero. Quindi, non c'è libertà di pensiero. Tuttavia possiamo iniziare a scoprire una libertà che non è un processo di pensiero, in cui la mente è semplicemente consapevole di tutti i suoi conflitti e di tutte le influenze che si esercitano su di essa.

(...)



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